
ESP – Stefano Cermelli Ortelli nasce a Castelnuovo Scrivia, nell’alessandrino, il
26 luglio del 1858. Suo padre, Giovanni Battista, è un personaggio attivo,
instancabile: titolare di una caffetteria, ma anche venditore autorizzato di
spezie e medicine, due matrimoni, sette figli.
Stefano fin da bambino scopre una passione per le scienze e per la
chimica, a quei tempi una disciplina nel pieno di cambiamenti e
scoperte.
Da ragazzo, mentre stava studiando, Stefano andò a fare il garzone
apprendista nella farmacia Bidone di Tortona, non in quella del padre che
nel frattempo passò a miglior vita. Il giovane Stefano sapeva farsi notare,
grazie a caratteristiche speciali. Bella presenza, volontà nel lavoro,
tenacia e faccia tosta e nello stesso tempo prudenza. Tanto che un
parente che risiedeva in Perù lo invitò a recarsi a Lima per aiutarlo nella
sua farmacia. Dopo pochi mesi, nel 1879, Stefano andò a Genova e si
imbarcò per il Perù. Aveva 21 anni.
La nave su cui viaggiava arrivò ad Anspiwal (attuale Colon, Repubblica di
Panama) da dove Stefano attraversò l’istmo in treno per raggiungere
Panama e imbarcarsi, via Pacifico, per il Perú. Dovette attendere una
settimana prima di riuscire a ripartire. Apparentemente, in quei pochi
giorni Panama conquistò la sua attenzione e lì conobbe vari italiani, tra
cui un certo Pietro Dell’Oro, farmacista. Per la prima volta sicuramente
sentì parlare di un possibile canale transistmico progettato da Lesseps,
un’opera straordinaria che avrebbe rivoluzionato il mondo del commercio
internazionale e non solo.
Poi finalmente partì e arrivò a Lima. Quando giunse alla farmacia del
parente che lo aveva convocato apprese che, nel frattempo, (il suo
parente) era mancato. Lo stavano aspettando gli eredi, che lo
incaricarono dell’amministrazione della farmacia.
Dopo qualche tempo, nonostante il serio impegno di Stefano, i suoi
cugini desiderosi di procedere autonomamente iniziarono a fargli delle
proposte affinché se ne tornasse in Italia. Alla fine, passati sette o otto
mesi, decise di accettare l’offerta che divenne allettante e, ricevuto il
denaro (probabilmente fu la prima volta che riuscì a mettere insieme una
certa somma), partì per il viaggio di ritorno.
Arrivato a Panama scoprì con sorpresa che da Colon non partiva
nessuna nave per l’Italia, se non dopo vari mesi. Stefano rimase così
sulla costa che guarda l’Oceano Pacifico, dove rivide i vari conoscenti
incontrati durante il viaggio d’andata, tra cui il già citato farmacista Pietro
Dell’Oro.
Girovagando e investigando, si accorse che in città esisteva una sola
farmacia: la “Botica Italiana”. Il sentir parlare della costruzione del canale
di Lesseps e la previsione dell’arrivo di una possibile ondata di
benessere suggerì a Stefano di studiare bene la situazione. Con un po’ di
fantasia e una certa dose di coraggio propose a Dell’Oro di affittargli un
locale che teneva sfitto, proprio nella casa dove abitava, per aprirvi la
seconda farmacia della Città.
Con i soldi che aveva ricevuto in Perù dagli eredi del parente che l’aveva
convocato appena prima di morire, aprì la farmacia. Nei suoi pensieri
doveva essere una cosa temporanea, un’attività che avrebbe lasciato
dopo cinque o sei mesi, appena sarebbe arrivata la nave che lo avrebbe
riportato in Italia.
Di navi per l’Italia ne partirono parecchie, ma per anni nessuna vide mai
imbarcarsi Stefano. Gli affari andarono benissimo e il successo della sua
“botica” lo indusse a stabilirsi in città e a fondare la “Botica
Internacional” (rinnegando ogni modestia…). Era il 1° luglio 1881.
Solo qualche anno dopo Stefano tornò in Italia per pochissimo tempo,
giusto quanto ci voleva per conoscere e sposare la sua dolce metà.
Stefano, appassionandosi per il suo lavoro, inventò e cominciò a
produrre, con l’aiuto di collaboratori esperti, un prodotto “speciale”, creato
per “far star meglio” le persone, ottenuto da erbe e spezie medicinali che
si faceva portare dai contadini della periferia. Sul più importante
quotidiano della città, l’Estrella de Panamà (ancora oggi esistente), nel
1882 appare la pubblicità del “Depurativo Cermelli” prodotto dalla
Farmacia Internacional. In poco tempo il “Depurativo Cermelli” diventò il
prodotto più venduto in farmacia: la produzione era di una “Bordolese”
(piccola damigiana) al mese e per anni fu il prodotto che da solo riusciva
a coprire le spese dell’attività.
Il “Depurativo Cermelli”, poi brevettato a Torino nel 1889, restò in vendita
fino agli anni sessanta, passando di proprietà in proprietà.
Stefano partecipò attivamente alla vita della colonia italiana a Panama, fu
per vari anni segretario della Società di Beneficenza Italiana (fondata nel
1882) e chiamò a Panama suo fratello Francesco, sposato con Matilde
Terziani, perché lo aiutasse nella farmacia. In quel periodo le grandi
banche intercontinentali non si occupavano dei piccoli imprenditori. Così
Stefano aggiunse alla sua attività anche quella di “Money Transfer”.
Raccoglieva sterline a Panama e consegnava il controvalore in lire in
Italia, a testimonianza non solo di una certa intraprendenza, ma anche
della massima fiducia di cui godeva presso i propri connazionali.
Logicamente, sapeva fare i suoi interessi…
Grazie alla presenza del fratello in farmacia, nel 1889 fece un viaggio in
Italia e andò a Domodossola dove abitavano i Dell’Oro, la famiglia del
suo padrone di casa a Panama. Tra le varie conoscenze, incontrò una
fanciulla, Anna Maria Antonietti Dell’Oro, allora diciannovenne, nipote di
quel Pietro Dell’Oro che l’aveva aiutato anni prima.
Tornato a Panama, nel 1890, decise di comperare, con il fratello
Francesco, la casa della Farmacia Internacional a Pietro Dell’Oro. L’atto
si realizzò il 24 di agosto del 1891 a Castelnuovo e vi parteciparono lo
stesso proprietario dell’immobile, Pietro Dell’Oro, rientrato da Panama e
Don Carlo Ortelli, come rappresentante dei suoi nipoti Stefano e
Francesco. Il valore della compravendita fu di 10.000 Lire.
Nell’anno 1893 i fratelli Francesco e Stefano decisero di formare la
società CERMELLI HERMANOS, proprietaria della Farmacia
Internacional.
Non si sapeva ancora se il lavoro della costruzione del canale progettato
da Lesseps sarebbe andato a buon fine e in quanto tempo, però il
momento era favorevole, gli affari crescevano e il movimento in città era
notevolissimo. Stefano preparò il suo prossimo viaggio per l‘Italia, partì il
10 dicembre del 1894 e si sposò, a Domodossola, con la giovane Anna
Maria Antonietti Dell’Oro conosciuta nel viaggio anteriore. Lui aveva 36
anni e lei 24. Poi decise di tornare a Panama con la moglie. A quei tempi
molti italiani che lavoravano in America venivano in Italia a sposarsi e poi
tornavano oltreoceano da soli, non appena la moglie rimaneva incinta,
considerando il livello igienico esistente, la limitata assistenza medica e
la presenza della febbre gialla. Stefano fece diversamente, si portò la sua
Anna Maria a Panama e il 2 ottobre del 1896 nacque il primo figlio della
coppia: Giovanni Battista Cermelli Antonietti, nonno di Juan Nino.
Intanto la società Cermelli Hermanos procedeva a gonfie vele, ma la
moglie di Francesco, Matilde, non riuscendo a trovarsi a proprio agio nel
clima tropicale, convinse il marito a rientrare in Italia. Fu così che il 1°
giugno del 1899 Francesco vendette tutti i suoi beni in Panama a
Stefano.
I lavori del Canale di Panamà per opera di Lesseps iniziarono nel 1878.
Da allora logicamente si era creato un crescente aumento di denaro
circolante che portò notevoli benefici al commercio in generale e quindi
agli affari della farmacia in mano a Stefano e Francesco che, oltre a
essere esperti farmacisti, furono anche ottimi commercianti. Il canale
francese, così chiamato per via dell‘iniziatore, finì, o lo fecero finire,
malamente. Molte potenze erano interessate a boicottare l’opera.
Lesseps incontrò difficoltà, favorendo altri l’interventi. Nello scenario
entrarono gli Stati Uniti. Le trattative con la Colombia per la cessione di
una zona per la costruzione di un canale risultarono estremamente
difficili. Appoggiandosi a un movimento separatista di Panama, che
allora era uno stato della Colombia, gli Stati Uniti organizzarono una vera
guerra di secessione e il 3 novembre del 1903 fecero nascere la
Repubblica indipendente di Panama. Nel frattempo stipularono il trattato
Bunau Varilla che cedeva per sempre una fascia di terreno sufficiente per
costruire il canale e per poterlo difendere. Questo nuovo movimento fece
di nuovo aumentare enormemente la circolazione del denaro.
Cambiarono gli immigrati, fu creata la moneta panamense, il “Balboa”, e il
Dollaro diventò moneta di circolazione obbligatoria. La febbre gialla fu
vinta. Tutto questo non per raccontare la storia della nascita della
Repubblica, ma per descrivere il momento di benessere che Panama
stava attraversando quando Stefano, poco tempo dopo, prese una
decisione non prevedibile.
Nel 1900 Stefano si permise un viaggetto in Italia con il figlio Giovanni
Battista. Ne approfittò non solamente per visitare la mostra universale di
Torino, ma anche per vedere com’era diventata la situazione a
Castelnuovo. Poi rientrò con tutta calma a Panama dove il 10 settembre
del 1902 nacque la figlia Carolina e il 23 giugno del 1904 la figlia
Matilde Ada.
Il primogenito Giovanni Battista nel 1902 cominciò ad andare a scuola.
Gli utili della farmacia erano più che buoni, ma le possibilità di fare buoni
studi non erano evidentemente sufficienti. Arrivato il 1906 Giovanni
Battista, che oramai aveva 10 anni e frequentava la quarta elementare,
sapeva parlare italiano, spagnolo e inglese, ma l’educazione scolastica
restava scarsa. Dimenticandosi degli utili possibili, Stefano decise in
quell’anno di lasciare Panama e di vendere la farmacia, mantenendo la
proprietà dell’edificio. Con la moglie Maria, i figli Giovanni Battista,
Carolina, Matilde Ada e la balia Teotista, Stefano si imbarcò per tornare
definitivamente in Italia e col ricavato della vendita si stabilì a Torino dove
continuò la sua attività aprendo una farmacia, attività poi proseguita dal
figlio.
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